Pubblicato da Mariano Paesani

domenica 13 maggio 2007

Rassegna stampa 12-13 maggio 2007


La rassegna stampa del mondo dell’ospitalità 12 -13 maggio 2007

(Hotels, ADV, Istituzioni,Trasporti, Associazioni, Normative e Leggi)

Turismo Torino, buoni risultati dalla promozione su Internet
Realizzate campagne di e-marketing dedicate alla promozione della “primavera in città” su alcune delle principali olta


I weekend primaverili hanno registrato risultati postivi in termini turistici. Dati ottenuti anche grazie alla forte promozione realizzata da Turismo Torino su Internet con campagne di e-marketing dedicate alla promozione della “primavera in città” su alcune delle principali olta, agenzie di viaggi on line e, nello specifico su Expedia, Lastminute.com e Opodo e un operatore per la vendita alle agenzie di viaggi (Galileo). Su Expedia.it la promozione si è svolta su due periodi (22 marzo-8 aprile e 13-22 aprile) con la pubblicazione di banner in homepage e in alcune sezioni specifiche del sito e link ad una pagina promozionale. La pagina presentava anche la maschera di prenotazione hotel e alcuni link ai siti di vari eventi segnalati.
Su Lastminute.com la promozione si è svolta su un primo periodo (4-24 aprile) e prevede un rilancio dell’attività programmato per il mese di maggio (7-27 maggio); si tratta di box e banner in homepage e nelle sezioni hotel, benessere, speciale ponti, e di un minisito dedicato a Torino con informazioni generali e approfondimenti sulla stagione primaverile e con link al sito di Turismo Torino oltre all’offerta commerciale di hotel e pacchetti. Su Opodo.it la promozione si è svolta su un primo periodo (10-23 aprile) e prevede un rilancio dell’attività per maggio (1-13 maggio) con box e banner in homepage e nella sezione hotel, un minisito dedicato agli eventi primaverili a Torino e spazi tematici sulla newsletter settimanale. Prossimamente è previsto un gioco-concorso on line. Su Galileo la promozione è stata pianificata per coprire due portali differenti: Galileo Leisure e Tuagenzia, entrambi rivolti esclusivamente alle adv e agli operatori, al fine di sensibilizzarli sulle potenzialità turistiche di Torino, affinché promuovano la destinazione verso i loro clienti. A oggi è stata svolta solo una prima parte della campagna su Galileo Leisure. Sul portale Tuagenzia si sta effettuando un sondaggio sulla percezione di Torino come meta turistica (o non) da parte delle adv.

GV Update

La cucina italiana di qualità?
Una qualità sulla quale investe sempre più spesso l’albergo internazionale di lusso alla continua ricerca del “grande chef”


Dal Brasile all’Olanda, dalla Francia agli Stati Uniti, fino al lontano Oriente: la nuova frontiera della ristorazione italiana di qualità sono i grandi alberghi internazionali. Un segnale nuovo che si è affermato per la maggiore disponibilità economica degli Hotel di lusso ad acquistare materie prime di qualità. Ma anche per la rinomata attenzione a considerare la cucina come bene culturale e a identificare lo chef come un artista, una figura in grado ricoprire posizioni esecutive sempre più importanti, grazie al suo enorme bagaglio formativo.
“La cucina italiana in generale e la nostra gastronomia di alta qualità - afferma Giuseppe Dell’Osso, Presidente dell’Accademia Italiana della Cucina -stanno conquistando i mercati mondiali, soppiantando molto spesso, nei grandi alberghi a quattro e a cinque stelle, la già preponderante cucina internazionale. Ad oggi il 50 % dei migliori alberghi del mondo fanno cucina italiana. Nel grande albergo lo chef, svincolato da compiti di gestione del personale può concentrarsi esclusivamente sulla cucina e liberare il suo estro creativo. Oggi all’origine di un grande cuoco c’è sempre una grande persona, con basi culturali eccellenti”.
Questa tendenza è confermata dalla ricerca “La cucina italiana all’estero” realizzata dall’Accademia Italiana della cucina attraverso le sue 73 delegazioni nel mondo, l’8% delle quali ha indicato nell’Albergo di Lusso il baluardo della gastronomia italiana di qualità. I dati della ricerca rilevano “l’imbarbarimento” della cucina italiana tradizionale: all’estero 6 volte su 10 la ricetta originale viene tradita. Anche perché quasi la meta (47%) dei cuochi operanti nei ristoranti italiani all’estero non sono italiani. Tuttavia la cucina italiana riscuote ancora grande successo: è la preferita al mondo (68%), seguita dalla cinese(40%) e dalla francese (38%). Di questo, ma non solo, si discuterà ad Abano Terme, il 5 maggio, nel corso dei lavori per il XX convegno internazionale sulla civiltà della tavola dal tema “La ristorazione alberghiera nel mondo”, organizzato dall’Accademia Italiana della Cucina. L’evento sarà anche l’occasione per la presentazione ufficiale in Italia della mostra itinerante “Un secolo di menu italiani”, che sarà esposta al pubblico nel Teatro Congressi “Pietro d’Abano”.

SEMPRE PIU RISTORANTI ITALIANI NEGLI ALBERGHI INTERNAZIONALI DI LUSSO

Dal Sud America al più profondo Oriente sono molti i ristoranti collocati negli alberghi di lusso che hanno scelto la nostra cucina per presentarsi al palato fine dei loro clienti. Soprattutto in Asia è nato una vero e proprio idillio per la nostra gastronomia. “A Bangkok – spiega Giuseppe Dell’Osso, - ben 7 grandi alberghi hanno un ristorante italiano. Il mitico “Oriental”, tra i primi Hotel al Mondo, ha da poco cambiato l’offerta della ristorazione francese a italiana. I ristoranti della Oberoi, la più elegante catena alberghiera mediorientale hanno tutti un ristorante italiano guidato da uno chef italiano.” Tra i migliori ristoranti di albergo, veri e propri baluardi della tradizione gastronomica nostrana Dell’Osso cita il “Bice” del lussuoso Hotel Continental di Abu Dhabi, il “Domus” di Singapore della catena alberghiera Sheraton segnalato con distinzione accademica nella guida ai migliori ristoranti dell’AIC, e infine il “Cucina” del Grand Hyatt Hotel di Shanghai.
Questa nuova tendenza della ristorazione si è sviluppata in molti altri paesi stranieri. “A Las Vegas “Le Cirque” dell’Hotel Bellagio” e “Canaletto” del Venezian Hotel - continua Dell’Osso - rappresentano una vera e propria garanzia di ristorazione italiana di qualità. “Fasano”, miglior ristorante di San Paolo del Brasile è collocato all’interno di un lussuoso albergo d’affari. Senza dimenticare che il 90% dei ristoranti della prestigiosa catena alberghiera Four Seasons hanno almeno un ristorante italiano.”
Anche in Italia, la ristorazione alberghiera registra una costante attenzione verso la gastronomia di alta qualità. D'altronde l’offerta di una cucina di classe nei ristoranti di albergo è “fenomeno romano”, nato subito dopo gli anni della “dolce vita”, nei grandi alberghi della Capitale. Dall’Eden al Metropol, dal Grand Hotel al Massimo d’Azeglio: per molti anni Roma, centro di banchetti politici per eccellenza, è stata il pioniere di una tendenza – poi esportata a Milano, Firenze e nelle principali città d’affari italiane - oggi tornata di moda nelle grandi catene alberghiere di tutto il mondo.
In Italia il mercato alberghiero ammonta a 29 miliardi di euro, di cui il 30% (parliamo di 8,7 miliardi di euro) è imputabile alla ristorazione. Un’ indagine svolta dall’Istituto Dinamiche per conto di Federalberghi – Confturismo dice che sono 22.373 gli alberghi in Italia dotati di un proprio ristorante (64,7% del totale).
Il 79,3% gradisce trovare nei menu degli alberghi piatti della cucina italiana e il 69,8% precisa di desiderare piatti della cucina della regione nella quale l’albergo è ubicato. Solo il 23%, dichiara di gradire essenzialmente piatti della cucina internazionale.

LA CUCINA MEDITERRANEA PERNO DELLE STRUTTURE DI RICEZIONE TERMALI

Ad Abano Terme, simbolo del turismo termale italiano, si discuterà anche dell’evoluzione del ruolo della cucina all’interno delle strutture alberghiere di benessere. Il Centro Benessere nasce in Francia mentre in Italia questa tendenza è arrivata con un po’ di ritardo, ma ultimamente si è affermata a livelli di qualità eccellenti. Infatti nel corso degli ultimi anni dal termalismo inteso come giustificazione medica, terapeutica, si è passati ad una concezione del centro benessere basata sull’edonismo, sul piacere fisico e culinario. Attualmente le strutture di ricezione termale, integrandosi con la valenza turistica del territorio e con la tradizione enogastronomia, stanno contribuendo alla crescita ed alla qualificazione del territorio, dando vita ad un “turismo della salute” attento però all’aspetto gastronomico.
“Oggi la cura della persona – afferma Giuseppe Dell’Osso, Presidente dell’AIC - non può essere limitata al trattamento con fanghi e acqua termale. Lo stress dell’uomo moderno implica una rieducazione completa, fisica e psicologica, ma soprattutto alimentare che consideri prioritaria la corretta nutrizione. Attualmente è sempre più diffuso il costume di un’alimentazione veloce e perciò sbagliata che inibisce quel valore edonistico che esiste nel rito collettivo del cibo. Il centro benessere oggi è uno dei luoghi dove è possibile apprezzare di più – perché all’insegna del tempo ritrovato e del piacere slow - la cucina italiana di qualità, gustosa ma allo stesso tempo rispettosa della salute dell’uomo”.

Newsfood.com

New entry nel portafoglio clienti P&G
Si tratta del resort L’Andana in Maremma


Nuovo cliente per P&G Relazioni Pubbliche, che da questo mese si occupa della comunicazione e ufficio stampa di L'Andana - Tenuta la Badiola, il resort 5 stelle lusso, proprietà di Alain Ducasse e del Gruppo Moretti (che conta anche sul 5 stelle L’Albereta, in Franciacorta), situato in Maremma, a Castiglion della Pescaia.

Fitto calendario di appuntamenti per Federcongressi
Si inizia con Palermo venerdì 18 maggio


Rispondendo all’esigenza dei soci, che sentivano il bisogno di acquisire una maggiore visibilità sul loro territorio, soprattutto nei confronti con le istituzioni, Federcongressi ha preparato un calendario di convegni regionali, che si svolgono nel corso del 2007. “Una sorta di road-show,” spiega Stefania Agostini. “L’obiettivo è duplice: informare il territorio sull’attività di Federcongressi e sull’assistenza che può garantire, e far conoscere alle istituzioni il valore del settore e il ruolo della nostra federazione”. Ad aprire il calendario sarà la Sicilia, venerdì 18 maggio, con il convegno regionale a Palermo (coordinatore, Antonino Pennino), seguita in luglio dal Piemonte (coordinamento di Marcella Gaspardone) e dalla Liguria (coordinamento del Consorzio Meet in Liguria). I convegni si concentreranno in una mattinata, con interventi brevi per essere più efficaci. “Serviranno anche a dare visibilità al lavoro che le Regioni stanno facendo all’interno di ‘Italia for Events’, attivi nel network interregionale di promozione. E a favorire ai nostri rappresentanti il colloquio con le Istituzioni.“ Venerdì 25 maggio l’associazione organizza a Riccione un convegno di aggiornamento professionale per il settore: “Federcongressi: tra Mercato e Istituzioni”. Il convegno è gestito da Federcongressi, con il supporto di Expocon e la sponsorizzazione di Palariccione. Tre i “focus” su cui si svilupperà l’incontro: il Convention Bureau Nazionale e l’attività dell’Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, l’Educazione Continua in Medicina, il Codice etico e i Principi di professionalità per il settore. Spiega Ugo Canonici: “Metteremo a confronto i rappresentanti di Federcongressi con autorevoli esponenti della ‘controparte’”. Il convegno vuole anche essere l’occasione per entrare in contatto con i presidenti di altre associazioni che operano in settori affini al nostro, da Fiavet a Anci, che sono invitati da Federcongressi ad un incontro la sera precedente il convegno.

Impronte digitali anche all’uscita per gli Usa
Un progetto pilota in 14 aeroporti per l’anno prossimo


Chi si reca negli Usa potrebbe dover lasciare le proprie impronte digitali non solo all’arrivo ma anche al momento di lasciare il Paese. Si tratta di un progetto pilota deciso dal dipartimento di sicurezza interna per 14 aeroporti, tra i quali Atlanta, Chicago, Dallas/Forth Worth, Miami e San Francisco. Il progetto dovrebbe partire l’anno prossimo.

GVnostop

Tasse sul turismo, gli agenti immobiliari contro il "rischio-crisi" E i vip giurano di lasciare in massa la Sardegna: "Soru ci odia"

Impopolari, dannose per il mercato degli arrivi e pericolose per l'immagine della Sardegna: le imposte sul turismo non piacciono a chi, non sardo, ha sempre scelto l'isola per le vacanze. Volti noti dell'imprenditoria e dello sport si schierano contro la nuova stangata decisa dalla Regione: «Questa tassa uccide la Sardegna, Soru ci odia». Arriva anche l'allarme lanciato dalla Fiaip, la Federazione nazionale degli agenti immobiliari: con l'imposta sulle seconde case, si penalizza il mercato immobiliare, causando un freno alla crescita economica dell'Isola. Per Confindustria, «i guadagni derivanti dalla tassa di soggiorno saranno molto bassi». La previsione è contenuta nel documento presentato in commissione Bilancio.

Non ci risulta che la Sardegna sia uno Stato diverso dall'Italia, ma questi provvedimenti mettono in dubbio l'unicità della nazione: com'è possibile che qui, solo qui, si sovrapponga una seconda e una terza tassazione?». A Cagliari per l'inaugurazione della nuova sede regionale della Fiaip (in via Abba 21), Franco Arosio, presidente nazionale della Federazione italiana agenti immobiliari professionali (12 mila in Italia, 200 in Sardegna), non ha dubbi: «Questi provvedimenti vanno a deperimento dell'intero sistema turistico della Sardegna e quindi della sua economia. La nostra Federazione è molto critica e non lo ha mai nascosto».

IL PRESIDENTE FIAIP. Il presidente della Fiaip Sardegna Giovanni Ninniri, sassarese, smonta subito considerazioni frettolose tipo «cosa vuoi che sia una tassa in più per uno, non sardo, che ha una casa al mare». C'è chi ha investito i risparmi di una vita. E c'è chi vuole vendere la casa al mare perché magari paga l'affitto dell'abitazione in cui vive. E ancora c'è chi è costretto a vendere perché, con i tassi di interesse in continua crescita, non riesce a star dietro ai costi del mutuo. «Ed è costretto a pagare la plusvalenza», aggiunge Ninniri.

LA POSIZIONE DEI VIP. Anche i ricchi piangono. E ti spiegano perché: «Questa tassa uccide la Sardegna». Correttamente, dovrebbero dire che uccide, o magari danneggia "l'immagine" della Sardegna, ma quando uno ha il cuore infranto può anche esagerare. Hanno case, barche, qualcuno magari ha un aeretto che ogni tanto fa capolino al Costa Smeralda. Ma questo piccolo, dorato esercito di delusi ha certamente l'Isola nel cuore, seppure parliamo di un'area circoscritta a quella porzione di Gallura che ci fa conoscere nel mondo. A Parlare lo stilista Roberto Cavalli, la giornalista tv Paola Ferrari e Marco Tardelli, uomo immagine del calcio italiano.

CONFINDUSTRIA. Nessuna valutazione del suo impatto e un gettito limitato. Confindustria Sardegna boccia la tassa di soggiorno. Il documento con cui l'associazione degli industriali sardi ha illustrato ai consiglieri regionali, durante le audizioni in Commissione, tutte le criticità della nuova tassa di soggiorno è facilmente reperibile nel sito internet di Confindustria Sardegna. E le parole sono chiare: «Il gettito d'imposta è del tutto residuale e non tale da soddisfare eventuali investimenti nel settore turistico». Provare per credere. I tecnici di Confindustria, infatti, hanno realizzato alcune simulazioni. I conti sono presto fatti. Le presenze (il numero di arrivi - 1,8 milioni - moltiplicato per i giorni di permanenza in vacanza nell'isola) ufficiali in Sardegna sono quasi undici milioni. Di queste, circa 3,4 milioni di presenze sono state registrate nelle strutture alberghiere a 4-5 stelle, dove la tassa di soggiorno applicata dovrebbe essere di due euro al giorno. L'introito annuale, dunque, dovrebbe arrivare, sulla base di una semplice moltiplicazione, a sfiorare i 7 milioni di euro. In tutti gli altri casi, è invece di un euro. E quindi l'introito sarebbe di 7,293 milioni di euro, pari alle presenze turistiche (in questo caso moltiplicate per un euro) registrate in alberghi, campeggi, agriturismo e così via.

UnioneSarda.it


Pure Buzz: gestire il passaparola


Il passaparola online è di difficile comprensione per chi guarda al marketing aziendale in maniera tradizionale. Eppure, la gestione del buzz marketing può rivelarsi fondamentale.

Il brusio della conversazione riveste un ruolo di primo piano nella comunicazione aziendale su Internet. Spesso, però, il brusio nasce in modo spontaneo, e fuori dal controllo delle società. A questo punto, le aziende hanno diverse alternative: possono semplicemente ignorare ciò che accade in Rete, possono cercare di gestirlo facendo leva sui mezzi tradizionali oppure possono cominciare a dialogare con gli utenti. Vediamo quale sia la scelta migliore e perché.

Il brusio nasce casualmente
Sia che si tratti di un passaparola favorevole all'azienda sia che si tratti di un passaparola negativo, spesso il buzz nasce spontaneamente e si propaga inizialmente senza alcun controllo da parte della società. Per molti blogger, l'esperienza d'uso di un certo prodotto o servizio è una tentazione irresistibile per un commento. La prima regola, quindi, per l'azienda è di immettere sul mercato prodotti o servizi di buona qualità! Questo dovrebbe mettere ragionevolmente al riparo da cattivi commenti, e al contrario potrebbe innescare recensione favorevoli. Non sempre, però, il mercato funziona in questo modo.

Ignorare è il peccato mortale

Se i mercati sono conversazioni, secondo il principio del Cluetrain Manifesto, ignorare un commento non è di certo un buon modo per rapportarsi ai consumatori. L'esempio più famoso al riguardo è quello dell'azienda americana Kryptonite, che è rimasta prigioniera del suo silenzio. Senza dilungarsi nel caso, facilmente recuperabile online, basti sapere che un video immesso in Rete nel 2004 mostrava un uomo che in meno di un minuto scassinava il lucchetto di una catena Kryptonite per biciclette solo con una biro. Nei primi tempi l'azienda trascurò completamente il buzz che si creò attorno alla vicenda, facendo crescere il malcontento dei propri clienti a dismisura.

Le risposte convenzionali...
Quando la marea delle proteste dai blog e dai forum specializzati si trasferì al mondo reale inondando l'azienda di reclami, la società corse ai ripari annunciando il cambio del meccanismo e pubblicizzando la soluzione con una campagna che da diversi blog è stata stimata dal costo di almeno 10 milioni di dollari in recupero del rapporto con i clienti e in immagine.

...e quelle in ascolto degli utenti
Una gestione ben diversa di un buzz negativo è stata quella di Pajamas Media: al momento del lancio di un suo nuovo brand aziendale, Open Source Media, dai blog si levarono una serie di segnalazioni che lo indicavano come il nome di un popolare show radiofonico. A quel punto, la società editoriale non perse tempo, e nel giro di pochi giorni ammise l'errore e indicò che sarebbe tornata al suo nome originale. In tre giorni, da una possibile sollevazione mediatica si tornò a una situazione di totale normalità.


La conversazione paga
Ancora più eclatante è stato il ruolo nella comunicazione aziendale di Microsoft di Robert Scoble. Quando a fine 2004 Microsoft annunciò che sarebbe entrata nel mondo del blogging con la piattaforma MSN Spaces, alcuni tra i più influenti blogger accolsero con scetticismo la proposta, segnalando diversi errori e problemi riscontrati con la versione beta del servizio. Scoble, dipendente Microsoft, di sua iniziativa cominciò a ragionare sul proprio blog di quei problemi, ammettendo che lo stesso team di sviluppo era insoddisfatto e stava procedendo a migliorare il servizio, e quindi tenendo informati gli utenti sui progressi, rispondendo alle domande dei curiosi e spiegando quali fossero le scelte in corso. E Microsoft, lo spauracchio dei mercati, è stato infine accolto nel mondo del blogging senza alcuna sollevazione popolare. Lo stesso Bill Gates ha benedetto il lavoro - non richiesto - del suo dipendente, e la società si è dimostrata più avanti di altre nella gestione del buzz, lasciando che il tutto avvenisse su canali informali, in modo aperto e senza costrizioni gerarchiche. E il risultato ha pagato, anche in termine di immagini, rendendo Microsoft molto più umana e avvicinabile dagli utenti comuni.

Il successo all'improvviso
Come il buzz negativo, anche quello positivo spesso è difficile da gestire, e magari da cavalcare. In questi casi, però, l'azienda trae comunque dei benefici. Quando Bowiechick ha postato il proprio video su Youtube dopo la fine di una storia d'amore adolescenziale, probabilmente non immaginava che sarebbe stato visto in soli due giorni 280 mila volte generando migliaia di commenti. Quasi tutti chiedevano come era riuscita a riprendere con una webcam i suoi travestimenti e le trasformazioni delle sue sembianze in maniera tanto realistica e ad effetto. Così ha postato un secondo video in cui spiegava che gran parte del merito fosse da imputare alla sua Quickcam Orbit MP di Logitech. Risultato: in pochi giorni, le webcam Logitech nelle classifiche di vendita di Amazon.com hanno guadagnato moltissime posizioni, indicando chiaramente come fossero influenzate dal buzz generato dall'adolescente alle prese con problemi di cuore.

Cavalcare il successo?
Logitech non ha avuto nemmeno il tempo di predisporre una campagna di supporto, perché l'effetto virale si è propagato così rapidamente da portare risultati in pochi giorni. Se avesse potuto, cosa avrebbe dovuto fare Logitech? Le soluzioni sarebbero potute essere diverse, tenendo ben presente, però di non calcare la mano di nuovo sul buzz: infatti, un rilancio attraverso questa tecnica sarebbe potuto sembrare quanto meno sospetto, e forse ingenerare un atteggiamento contrariato da parte degli utenti. Il supporto ideale a una campagna spontanea come questa sarebbe stato il perfezionamento delle strategie già in essere: adeguamento del sito in chiave e-commerce sul prodotto segnalato o su prodotti simili, campagne di adwords specifiche (sfruttando anche l'onda lunga del buzz con parole-chiave relative al caso), campagne di e-mail marketing immediate sugli utenti già fidelizzati con un richiamo al caso specifico. Tutto ciò, però, presume che l'azienda sia attenta al buzz marketing e pronta a sfruttarne i vantaggi in modo tempestivo.

Shinynews


Passports required sooner than later, tourism summit told


Despite efforts to soften border requirements, a passport will still be the "gold standard" for entering the United States by land or sea in the years to come, the number two U.S. diplomat in Canada told a tourism summit here Thursday.
John Dickson, deputy chief of mission at the U.S. Embassy in Canada, also told the 1000 Islands International Tourism Summit at the Quality Hotel Royal Brock he expects Washington will implement passport requirements for land and sea travellers "well before" the June 2009 final deadline.
Pointing to plans to exempt children and youth groups from passport requirements, Dickson said the United States wants to be reasonable about its stricter border policy.
Under the Western Hemisphere Travel Initiative (WHTI), travellers to the United States by land or sea will have to carry a passport or other "secure document" as early as next January 1 or by June 1, 2009 at the latest.
Dickson, the embassy's second-in-command after Ambassador David Wilkins, told the summit he believes the land and sea rules will be in place before the administration of President George W. Bush leaves office in early 2009.
"I would speculate that they will try as hard as they can to get it done on their watch."
The U.S. government's goal with the WHTI is to make the Canada-U.S. border more secure for the post-9/11 world while minimizing the disruption to travellers, said Dickson.
Local tourism operators worry the land and sea passport requirements will seriously hurt the tourism economy, believing potential American tourists will be reluctant to go through the trouble and expense to get a passport.
Canadian politicians and some American counterparts in border states have instead been pushing for alternatives to passports.
On Wednesday, Wilkins pointed to a tentative agreement between British Columbia and the state of Washington to upgrade driver's licences to standards demanded by the U.S. Homeland Security department.

The B.C.-Washington pilot project has been approved by the United States' secretary of Homeland Security, Michael Chertoff, who is open to the idea of extending the plan across the Canada-U.S. border.
Earlier in Thursday's summit, Jim Brownell, MPP for Stormont-Dundas-Charlottenburgh and parliamentary assistant to Ontario Tourism Minister Jim Bradley, pointed to the Washington State pilot project as something for which the province is lobbying.
"We must provide a workable alternative to the passport proposal," said Brownell.
Dickson said the U.S. is "very open" to the enhanced driver's licence idea, calling it "very promising." He explained later the driver's licences would include a confirmation of the holder's citizenship.
But no matter what ends up being acceptable at the border, said Dickson, "the passport is the gold standard."
There is a campaign under way in the United States to urge Americans to get their passports, he said.
The January 23 implementation of the WHTI's air travel passport requirements went smoothly, noted Dickson, adding border officials used "common sense and discretion" with people who did not have the proper documents.
Similarly, he said, the United States wants to be "flexible" and "realistic" in order to avoid "chaos" at the border once the land rules are implemented.
The Homeland Security department is expected to release more information on the coming requirements in about a month, after which it will seek public comment, both from Americans and people in other countries, said Dickson.
That document, he said, will include an exemption from the passport requirement for children aged 15 and under, and for groups, such as sports teams, of young people aged 18 or under.
In a subsequent audience question period, United Counties of Leeds and Grenville Warden Doug Struthers said people need to learn to trust in a smooth cross-border process.
"It's not a problem to have the gold standard," said Struthers.

But Struthers, the mayor of Merrickville-Wolford, pointed to a recent border tie-up that put some of Casco Incorporated's exports on hold.
Officials at Casco's Cardinal plant were left frustrated by border problems related to U.S. fears that imported animal and human food products could be contaminated with a chemical linked to tainted pet food.
Last week, the U.S. Department of Customs and Border Protection launched a testing and sampling program to search for traces of melamine in products including corn gluten feed, food starch and industrial starch.

Test results have since come back negative, allowing the local plant to get products across the border.
Struthers said the "perception" was that the new measures were imposed by "surprise," something officials need to clarify.
Dickson replied there are cross-border "channels of communication" in place for health threats, but he suspects the gluten problem, which originates in China, happened too quickly.
"What really happened was a rapidly escalating situation," said Dickson, noting the immediate concern was with contaminants entering the human food chain.
It's another example of how cross-border dangers in North America do not originate only from terrorism, but from complications arising from trade globalization, said Dickson.
With tourism becoming increasingly important to the local economy, it's important to keep the Canada-U.S. border as open as possible, Brockville Mayor David Henderson said during a break in the summit.
Also, personal relationships across this area have traditionally transcended the border, said the mayor.
"We're all one big region," said Henderson
With files from Canadian Press. By RONALD ZAJAC

Shangri-La Hotels and Resorts plans 2010 luxury opening in New York

Shangri-La Hotels and Resorts, Asia Pacific’s leading luxury hotel group, announced today it will open the Shangri-La Hotel, New York in 2010. The group signed development and operating agreements with RFR Holding LLC, and a client of ING Clarion Partners, to construct a 206-room luxury hotel in the Park Avenue corridor of Midtown Manhattan, and will operate the property under a long-term hotel management agreement.

E-hoteliers

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